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La terapia di coppia: Intervista al Dr. Vittorio Ciampa

Nei giorni nostri sono sempre più alte le percentuali delle coppie che purtroppo arrivano alla decisione di separarsi; molte altre invece non arrivano a questa decisione, ma vivono un rapporto di coppia assai complicato, non riuscendo a recuperare quell'armonia e quell'intesa che spingono le coppie a sposarsi. Rivolgersi ad uno specialista potrebbe aiutare queste coppie? Lo chiederemo al Dottor Vittorio CIampa, psicologo e psicoterapeuta.

Dr. Ciampa ci può spiegare meglio la terapia di coppia e i suoi vantaggi?
La psicoterapia di coppia è particolarmente utile per tutte quelle situazioni in cui la coppia si trova a vivere una situazione di stallo o di conflitto. In questi casi lo psicoterapeuta, attraverso una posizione neutrale ed attento a non creare nessuna alleanza individuale, può aiutare ciascun partner a vedere meglio di se e dell’altro.
L’errore più frequente è considerare la psicoterapia di coppia come la strada per non far finire la relazione. Certo molto spesso ciò può accadere alla fine del percorso terapeutico ma ovviamente non può certo essere l’obiettivo poichè questa decisione spetta alla libertà dell’individuo e alla compatibilità tra le persone. La psicoterapia di coppia lavora innanzitutto sulla Consapevolezza, di se e dell’altro, sulla conoscenza delle reciproche caratteristiche caratteriali e dei copioni relazionali inconsapevolmente messi in atto.
Via via che aumenta la consapevolezza, soggettiva e intersoggettiva, ciascun partner potrà via via prendersi la propria Responsabilità, scegliendo cosa vuole per sé. Cosicché, scevro di modalità relazionali nevrotiche e di retaggio infantile, decidere sei continuare il proprio percorso di vita con il partner o da solo. Nei casi in cui si arriva ad una separazione il lavoro è di renderla meno dolorosa “ripulendola” da richieste nevrotiche così da renderla una scelta adulta e serena. Il lavoro è quindi incentrato per far emergere una posizione adulta confrontandosi sull’esistenza o meno dell’ Amore nelle sue diverse forme.

Crede che ci sia un interesse e una conoscenza adeguata da parte delle persone a questa terapia?
Negli ultimi anni è aumentata considerevolmente la percezione collettiva della possibilità di farsi aiutare nella gestione dei propri conflitti emotivi e relazionali di coppia da un professionista.
Ciò che ancora manca tuttavia è una vera cultura psicologica e molto spesso si cercano scorciatoie poco realistiche poiché la strada del benessere è una strada possibile ma richiede una piena assunzione di responsabilità ed in alcuni casi vivere momenti dolorosi laddove è necessario rompere copioni emotivi profondi nati in epoche remote della nostra vita.
Inoltre il lavoro psicoterapeutico è un percorso lento e non breve, richiede infatti tempo modificare i propri schemi emotivi e ciò molto spesso poco si sposa con la nostra società frenetica e per molti versi “superficiale”.

Infine una domanda sul benessere, secondo lei cos'è il benessere e come deve essere raggiunto dagli individui?

Si confonde ancora il benessere con l’assenza di dolore e di sofferenza che invece sono condizioni umane legate all’esistenza stessa di legami relazionali ed emotivi. Il benessere, infatti, non è l’assenza delle nostre emozioni basiche, la rabbia, la paura, la gioia e la tristezza, ma la possibilità di viverle in modo autentico. Il benessere è quella sensazione che deriva dalla consapevolezza di vivere la propria vita con responsabilità, pagando per le proprie scelte, lottando per i propri valori ed in direzione del proprio personale orizzonte. Il malessere nasce quindi dalle maschere che indossiamo e dalla ripetizione nevrotica di copioni infantili. Usando una metafora si può immaginare che in un’epoca antica, in un tempo di guerra, per sopravvivere abbiamo indossato un’armatura e così senza rendercene conto questa è diventata come una seconda pelle che nemmeno sentiamo più di indossare, ma quest’armatura oggi non è solo obsoleta e poco realistica ma non consente di correre liberi… come si può correre liberi con una pesante armatura?

Dott. Mario Zambardino

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